Cassa integrazione da coronavirus per 4 mila lavoratori Alitalia
Il coronavirus rende ancora più drammatica la crisi dell’Alitalia, che già lasciava poche speranze alla ex compagnia di bandiera. Di fronte a un calo di prenotazioni, Alitalia ha chiesto una nuova procedura di cassa integrazione straordinaria per 3.960 dipendenti (su circa 11.500). Per i lavoratori della compagnia la Cigs era in scadenza il 23 marzo, ma riguardava solo 1.020 persone.
Ora Alitalia chiede altri sette mesi di Cigs, dal 24 marzo al 31 ottobre, per un totale di 3.960 dipendenti, e arriva a questo numro sommando due gruppi distinti di persone. Il primo, composto da 1.175 lavoratori, fra cui 70 comandanti, 95 altri piloti, 340 assistenti di volo (cioè hostess e steward) e 670 persone impiegate a terra, non ha a che fare con il coronavirus, e Alitalia sarebbe intenzionata a farne a meno fino a ottobre anche se l’emergenza sanitaria non ci fosse. Ma a questo gruppo la compagnia vuole aggiungere altri 2.785 cassitegrati per l’imprevisto del coronavirus: 143 comandanti, 182 altri piloti, 780 assistenti di volo e 1.680 lavotatori a terrapersonale di terra.
All’annuncio di Alitalia i sindacati hanno immediatamente alzato le barricate. «Respingiamo ogni ipotesi di cassa integrazione per 4 mila lavoratori», commenta il segretario nazionale della Filt-Cgil, Fabrizio Cuscito. «Se ai numeri Alitalia, assolutamente inaccettabili e immotivati nonostante il coronavirus, si aggiungono i circa 1.500 dipendenti di Air Italy in liquidazione, sono 5.500 i lavoratori che rischiano il posto di lavoro nel trasporto aereo italiano in meno di un mese. Alla luce di questa situazione – dice Cuscito – serve un intervento immediato del governo. Dove è finito il tanto sbandierato rilancio? Lo sciopero generale del settore del prossimo 2 aprile è confermato e sarà il primo di una lunga serie se non si mette mano a un piano di investimenti».