Autoproduzione in ambito portuale, i sindacati: “servono regole”

In queste ore si gioca una partita molto importante riguardo al destino del lavoro portuale e marittimo italiano e le notizie che arrivano da Roma sono tutt’altro che incoraggianti. Sì all’emendamento proposto dalle Segreterie Nazionali.

Nel c.d. Decreto Rilancio emanato dal governo il 19 maggio 2020, che rimane in attesa di essere convertito in Legge, l’intervento delle Oo. Ss., attraverso una proposta emendativa, chiedeva alcune correzioni importanti sull’applicazione dell’autoproduzione nei Porti Italiani. Sono necessarie regole certe e uniformi.

La pretestuosa confusione interpretativa di buona parte della compagine armatoriale e datoriale penalizza da un lato i lavoratori portuali che, illegittimamente, vedono sottrarsi il lavoro e dall’altro danneggia i lavoratori marittimi che, conseguentemente, vengono adoperati (sempre gli stessi) in operazioni che mettono a rischio la loro salute e la loro sicurezza, in quanto devono svolgere una mole di lavoro a dir poco massacrante.

La mancanza di volontà di voler mettere una volta per tutte la parola fine a situazioni a dir poco fantasiose sull’applicazione dell’autoproduzione nei Porti è un segnale che espone tutto il settore portuale e marittimo a derive dannose che non possono non farci alzare la guardia.

Tante lotte e tante battaglie sono state e saranno messe in campo per arginare questo annoso problema, che se non regolamentato continuerà ad arricchire i “forti” penalizzando i più “deboli”. Ancora una volta ribadiamo il nostro NO ALL’AUTOPRODUZIONE SENZA REGOLE. Il RISPETTO del lavoro marittimo e del lavoro portuale rappresenta un fronte su cui mai smetteremo di lottare. Se si vogliono rendere i porti italiani competitivi, non sarà certamente attraverso forme di dumping, di deregolamentazioni, di mancanza di sicurezza, che si potrà realizzare un obbiettivo così importante e fondamentale per lo sviluppo del Paese.

La strada necessaria al raggiungimento dell’obiettivo deve essere, invece, un modello virtuoso attraverso il rispetto delle regole, della competitività basata su una concorrenza reale, legale e leale. È esattamente in questa direzione che va interpretato l’emendamento. La lotta per la difesa dei diritti non si fermerà di fronte a un diniego su un tema così delicato.

Michelangelo Milazzo

Giornalista professionista

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