Traffici navali, opportunità per la Sicilia

I collegamenti navali rappresentano una grande opportunità per l’economia della Sicilia a patto che si investa sulle infrastrutture e si crei un collegamento con l’entroterra e le sue realtà imprenditoriali puntando soprattutto sul turismo crocieristico. Ne è certo il contrammiraglio Roberto Isidori, nuovo direttore marittimo della Sicilia occidentale e comandante della Capitaneria di porto di Palermo. Romano, 58 anni, una laurea in Scienze politiche e un tris di master in tasca (diritto penale della pubblica amministrazione, diritto ambientale e diritto amministrativo), si è arruolato nel 1986 e nella sua carriera ha ricoperto incarichi sia al comando generale del corpo delle Capitanerie di porto che nell’ufficio di gabinetto del ministro delle Infrastrutture e trasporti. Secondo Isidori, Palermo mostra una certa vivacità imprenditoriale che va assecondata: quindi le amministrazioni pubbliche, in piena sinergia, devono essere volano e non freno dello sviluppo economico, pur con la massima sicurezza e trasparenza negli appalti. Anche perché, sottolinea, il compito degli enti pubblici non è tanto il profitto in se stesso ma il bene comune.

Ammiraglio, che impressione ha avuto arrivando a Palermo?

“Ho avuto subito la percezione che è stata una capitale dall’importanza dei palazzi e dei monumenti che ho potuto vedere in questi primi giorni di permanenza. Si capisce subito che è una città con un grande e glorioso passato ma, come tutte le grandi città, ha sicuramente più di un problema. Però la mia prima impressione è che ci sia una volontà di cambiare, di migliorare, che fa ben sperare nel futuro”.

Chi l’ha preceduta, l’ammiraglio Salvatore Gravante, da palermitano rientrato in città dopo molti anni ammise di aver trovato il porto in una situazione penosa

“Ritengo che sia ancora presto per esprimere un giudizio perché non ho sufficienti elementi per farlo, non conoscendo approfonditamente la situazione sia del porto di Palermo che degli altri di nostra competenza, principalmente Termini Imerese, Trapani e Porto Empedocle. Ho già in programma una serie di incontri istituzionali e visite proprio per avere un quadro completo. Come mio costume, preferisco non esprimere giudizi ma credo che il porto di Palermo sia nelle condizioni in cui si trovano gran parte di quelli del centro sud”.

Lei ha ricoperto incarichi in Sardegna, una regione insulare con problemi e prospettive assimilabili a quelli della Sicilia

“Dal settembre del 2015 al settembre del 2017 ho ricoperto l’incarico di direttore marittimo della Sardegna centro meridionale e comandante della capitaneria di Cagliari, svolgendo contemporaneamente le funzioni di commissario straordinario del dell’Autorità portuale di Cagliari e del centro sud Sardegna. Posso dire che lì avevo trovato una situazione in cui, anche per la congiuntura geopolitica internazionale esistente nell’area del Mediterraneo, c’era una forte richiesta di portualità per i traffici crocieristici, mercantili e non solo. Si è lavorato bene e i risultati si sono visti: i dati Assoporti dicono che siamo passati, per quanto riguarda i soli passeggeri di navi da crociera, da circa 80 mila nel 2012 a 460 mila nel 2016. Quindi le condizioni complessive erano favorevoli e abbiamo sfruttato l’occasione. Credo che anche Palermo abbia beneficiato in questi anni della stessa congiuntura e sono convinto che bisogna puntare sui trasporti marittimi e sulle crociere, che sono settori ad alto valore aggiunto su cui si deve investire potenziandoli. E’ ovvio che per farlo occorreranno anche investimenti sulle infrastrutture e sui collegamenti con il retroporto, coinvolgendo imprese locali e lavoratori soprattutto nel settore turistico. Sono convinto che anche qui ci siano grandi opportunità di sviluppo che potranno avere un impatto positivo sull’economia e sull’occupazione”

In questo momento c’è un gran fervore di progetti e lavori programmati dall’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia occidentale, ritiene che si possa lavorare in sinergia?

“Conosco personalmente il presidente Pasqualino Monti perché ci siamo incontrati più volte in Assoporti nel corso dei miei precedenti incarichi e ritengo che abbia una solida esperienza nel settore che si è formata come presidente di Assoporti ma anche e soprattutto sul campo come presidente dell’Autorità portuale di Civitavecchia. E’ un manager conosciuto per il suo grande attivismo, cosa che ho potuto constatare personalmente in passato. Credo che tutto il Paese, non solo Palermo, abbia bisogno di persone che abbiano la mentalità del fare, che vogliano lasciare un segno superando l’immobilismo, e credo che lui sia la persona giusta. Da questo punto di vista, è superfluo dirlo, troverà in me la più grande disponibilità a collaborare. Ci sforzeremo di perseguire gli obiettivi di un’amministrazione pubblica moderna come la intendo io, in piena sinergia, secondo le prerogative delle singole componenti ma ricordando che siamo tutti, in senso lato, funzionari dello Stato. Il nostro obiettivo non è di fare profitti ma di farne uno più importante, ossia il bene pubblico, l’incremento di valore per la collettività in termini di servizi materiali e immateriali. E questo sarà il principio che ispirerà il mio agire”.

In questo momento nei porti della Sicilia occidentale si prospettano appalti e lavori per decine di milioni di euro: ritiene che ci siano rischi di infiltrazioni mafiose?

“Ritengo che non ci sia alcuna preoccupazione perché se ci sono appalti vuol dire che c’è volontà imprenditoriale, c’è voglia di fare e di migliorare. Certi rischi si corrono a Palermo come in Val d’Aosta, perché le cronache ci dicono che determinati fenomeni sono presenti a tutte le latitudini. Ciò mi spingerà ad essere prudente su tante iniziative e tenere gli occhi bene aperti su situazioni che di per sé possono essere foriere di contatti non del tutto leciti. Il nostro compito è quello di svolgere le funzioni che ci sono state affidate dallo Stato, anche in termini di vigilanza che, però, rientrano più nelle prerogative di altri corpi. Quello che tengo a dire è che abbiamo bisogno di imprenditorialità, abbiamo bisogno di agire, di migliorare questi nostri porti che spesso sono cristallizzati ad oltre un secolo fa: il nostro compito dovrà essere, nel rispetto della massima sicurezza e della massima trasparenza, di fare da volano a queste iniziative e non certo da freno”.

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