Pesca a strascico in ambienti sensibili, l’Italia è il Paese Ue più inadempiente

L’Italia è il paese Ue con le prestazioni peggiori per la pesca a strascico in habitat sensibili. È la denuncia della Ong Oceana, che in una revisione completa dell’applicazione del regolamento sulla pesca nel Mediterraneo dell’Ue (1967/2006), indica una debole attuazione generale delle norme, violazioni da parte degli Stati e una scarsa vigilanza della Commissione Ue. L’analisi si è concentrata sulla protezione delle praterie di posidonia, maerl e coralligeno, habitat nei quali Oceana ha rilevato un totale di 7.600 ore di pesca a strascico nel 2019, con l’Italia che rappresenta due terzi, seguita da Malta.

La Ong esorta la Commissione europea e gli Stati a fare di più per proteggere gli habitat sensibili del Mediterraneo, creando grandi aree con divieto di strascico nelle zone costiere, che “rappresenterebbero una tripla vittoria per la pesca artigianale, la biodiversità marina e il clima”. I prati di fanerogame, coralligeno e maërl creano habitat complessi che offrono riparo a vari organismi marini, in particolare al novellame, consentendo loro di riposare e crescere in sicurezza. L’analisi dimostra che la pesca a strascico viene praticata su questi habitat sensibili, anche all’interno della zona costiera dove tale pesca non è consentita ai sensi del regolamento mediterraneo.

Inoltre, nonostante l’obbligo di designare ulteriori APP per proteggere habitat sensibili, molti degli APP segnalati dagli Stati membri erano di fatto già designati prima dell’adozione del regolamento. Alcuni APP italiani, in particolare nell’Adriatico settentrionale, non hanno mostrato alcuna applicazione delle regole, con la pesca a strascico illegale che si verifica al loro interno. Per aggiungere a ciò, l’applicazione lassista della Commissione europea che ha concesso agli Stati membri dell’UE una discrezionalità eccessiva nello sviluppo di piani di gestione nazionali e spesso ha ignorato le preoccupazioni scientifiche sollevate dal Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (CSTEP). Oceana sottolinea la necessità di intensificare l’attuazione e la conformità, soprattutto perché il Mar Mediterraneo è il mare più sovrasfruttato al mondo. Raccomanda di estendere l’attuale divieto di reti da traino dall’attuale isobata di 3 nm/50 m (che protegge il 77,6% degli habitat) a 10 nm /150 isobata che proteggerebbe quasi la totalità di tali habitat. Chiede inoltre alla Commissione europea di “valutare l’efficacia degli APP e di avviare un’azione legale contro gli Stati membri dell’UE che non ne hanno designato o che non applicano le regole di gestione al loro interno”.

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