Cede un cavo della funivia, a Stresa in 14 perdono la vita

Cinque famiglie sterminate nella caduta. L’unico sopravvissuto è un bimbo di 5 anni, in terapia intensiva

Una tranquilla domenica di fine pandemia si è trasformata in tragedia a Stresa sul lago Maggiore. Un cavo della funivia che porta fino a 1500 metri di altezza sul Mottarone ha ceduto, facendo precipitare l’abitacolo e provocando una strage. Quattordici persone – si legge sul Corriere della Sera – sono morte sul colpo, tra cui un bimbo di 2 anni, mentre un altro di 9 è morto all’ospedale Regina Margherita di Torino, dove è ricoverato l’unico superstite che ha 5 anni. Eitan ha perso i genitori, il fratello e il bisnonno. Le sue uniche parole ai soccorritori sono state: “Lasciatemi stare, ho paura”. Adesso è in ospedale in prognosi riservata con diverse fratture sul corpo, lotta tra la vita e la morte. Quando i primi soccorritori sono arrivati sul posto hanno soltanto cinque persone ancora dentro la cabina, tutte morte, fra loro un bambino. È la vittima più piccola, si chiamava Tom, aveva due anni. Gli altri sono stati sbalzati fuori dalla violenza dello schianto, alcuni a 30-40 metri di distanza. Tutt’attorno, per un raggio di decine e decine di metri, sono disseminati zainetti, borse, pezzi di vestiti, occhiali, telefonini, scarpe.

La Procura di Verbania ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo plurimo e lesioni in seguito alla morte di 14 persone di ieri sulla funivia che da Stresa, sul Lago Maggiore, porta sul monte Mottarone. Il ministero delle Infrastrutture ha istituito una commissione ispettiva. “L’area è stata posto sotto sequestro, tutto dovrà essere oggetto di verifica”, spiega il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi. Secondo una prima ricostruzione ad avere ceduto è stato il cavo di traino. “Gli altri sono intatti, ma è presto per dire quello che è accaduto dal punto di vista tecnico – afferma il tenente colonnello Giorgio Santacroce, comandante del Nucleo operativo dei carabinieri di Verbania -. Bisognerà capire perché non sono scattati i dispositivi di sicurezza, che dovrebbero tenere la cabina ancorata”.

Proprio ieri – scrive ancora il Corriere – era il compleanno di una delle vittime. E alla gita in cima ai 1.500 metri del Mottarone pensava da giorni. Roberta Pistolato, 40 anni, guardia medica, è partita ieri mattina da Castel San Giovanni, 13.000 abitanti nel Piacentino, proprio accanto al Po, dove abitava con il marito Angelo Vito Gasparro, guardia giurata di 45 anni. Alle 11 Roberta ha inviato alla sorella un messaggio sul cellulare: «Stiamo salendo in funivia». Storie di chi adesso non c’è più: come Serena Cosentino, 27 anni compiuti lo scorso 4 maggio, di origini calabresi, una laurea in Scienze naturali e una specializzazione in Monitoraggio e riqualificazione ambientale conseguita alla Sapienza con 110 e lode. Da due mesi aveva vinto una borsa di studio del Cnr e si era trasferita a Verbania per indagare sulla presenza di microplastiche nel Lago Maggiore. Serena era appena guarita dal Covid, per festeggiare in questa domenica di bel tempo e di vincoli ormai allentati era arrivato da Roma il fidanzato, Mohammed Reza Shahisavandi, 30 anni, iraniano, che studiava nella Capitale e si pagava gli studi lavorando in un bar.

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Michelangelo Milazzo

Giornalista professionista

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