Le criticità del Ponte sullo Stretto. Ma per il governo Meloni il progetto è “green”

Con l’insediamento del nuovo Governo guidato da Giorgia Meloni, la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina è tornata al centro del dibattito pubblico.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, vuole farne un cavallo di battaglia personale e di partito.
Il Decreto Ponte è stato approvato dal Parlamento e di conseguenza è diventato legge. Ma da questo alla partenza dei lavori, mancano ancora molti passaggi.
Salvini ha, infatti, dichiarato che il progetto esecutivo dovrebbe essere presentato e approvato entro la fine del 2024, poi dovrebbero iniziare i lavori.
Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, prevede che sia il ponte sospeso più lungo del mondo, con una lunghezza complessiva di 3.660 metri e una campata sospesa di 3.300 metri.
Le criticità rimangono comunque molte. Per quanto riguarda l’impatto ambientale della realizzazione del progetto, sebbene il Governo dichiari di voler realizzare un’opera “green”, i dubbi delle associazioni ambientaliste rimangono molti.
Il WWF in audizione a Montecitorio ha sottolineato come le zone in cui dovrebbe essere realizzato il Ponte siano protette dalla Direttiva comunitaria “Habitat”.
Scopo della direttiva Habitat è quello di salvaguardare la biodiversità e la diversità degli habitat naturali, nonché di flora e fauna selvatica nel territorio europeo degli stati membri.
Si considera anche l’inquinamento acustico che impatterebbe sulla riproduzione della fauna del luogo, causata dai lavori del Ponte. Lo Stretto è infatti un luogo importantissimo di transito per moltissime specie di uccelli che dall’Europa migrano verso l’Eurasia, un altro esempio potrebbe essere lo sversamento di materiale edile nei fiumi.
Un’altra associazione ambientalista, Kyoto Club, dichiara che l’Opera sia dannosa e inutile. Secondo Kyoto
Club sarebbe molto più utile e sensato investire in altre tecnologie che ridurrebbero la durata di percorrenza dello Stretto.
Per Italia Nostra invece, una delle più antiche associazioni ambientaliste del Paese, il ponte sullo Stretto sarebbe un’opera che farebbe risparmiare a chi la percorre solo una manciata di minuti. Tra il Ponte ci sarebbero comunque due realtà amare, dal punto di vista autostradale e ferroviario, come
quelle siciliane e calabresi.
Un altro limite della costruzione del Ponte è il rischio sismico, molto presente nelle zone di Sicilia e Calabria in cui dovrebbe sorgere. Nel progetto approvato, viene prevista una resistenza ai terremoti fino a una magnitudo di 7.2 della scala Richter e a raffiche di vento fino a 270 km/h.
Secondo gli esperti, però, i terremoti superiori a una magnitudo di 7,2 non sono così rari. Specialmente in una zona sismica di prima categoria come lo Stretto di Messina, considerando anche che ogni anno ci sono almeno cinque terremoti di questa intensità nel mondo, quello dello scorso 6 febbraio in Turchia e Siria è stato di 7,8.
Sul fronte lavoro, il Governo ha dichiarato che il Ponte produrrà centomila posti di lavoro. Numeri, secondo molti, gonfiati. I centomila posti sarebbero in realtà le Ula (Unità lavorative anno) che sarebbero impiegate solamente nei lavori di costruzione. Una volta completata l’opera questi lavoratori torneranno ad essere disoccupati.
Relativamente ai costi, in base al Def, soltanto il Ponte avrà un costo di 13,5 miliardi di euro. Ma aggiungendo tutte le opere complementari, ovvero le connessioni ferroviarie di Sicilia e Calabria il costo aumenta di 1,1 miliardi di euro.
Si evince quindi che abbiamo una spaccatura per quanto riguarda il Ponte sullo Stretto.
Da un lato il Governo sostiene che non ci siano lati negativi sulla realizzazione dell’Opera, anzi dopo decadi di promesse non mantenute e di opere negate dai partiti politici, si definiscono come coloro che stanno, in modo sostenibile creando per di più posti di lavoro, “sbloccando” i cantieri in tutta l’Italia.
Dall’altro le associazioni ambientaliste e molti esperti del settore ingegneristico edile che sottolineano come il Ponte sia un’opera inutile e ad altissimo impatto ambientale, che non gioverebbe minimamente né ai siciliani né ai calabresi.

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