All’Idroscalo di Taranto festeggiati i 100 anni dell’Aeronautica Militare

a cura del Dott. Giancarlo Sacrestano Socio della Sezione di Brindisi e del Primo Luogotenente (ca) Michele Candeloro, Socio A.A.A. – Aviatori d’Italia, Presidenza regionale Puglia – Basilicata

Un grande passato ed un fervente futuro per la SVAM – Scuola Volontari dell’Aeronautica Militare

La Scuola Volontari dell’Aeronautica Militare (SVAM) è sita presso l’Idroscalo “Luigi Bologna” di Taranto si estende su una superficie di circa 52 ettari. La sua posizione geografica impressiona e rende merito ad un angolo suggestivo della bella città jonica. Lo specchio di mare, placida ed enorme pista per idrovolanti, permette ampia disponibilità di crescita e di gestione di iniziative futuribili e necessarie per uno sviluppo sostenibile dell’Istituto di Formazione in perfetta sintonia con le esigenze del capoluogo jonico. La Scuola di Taranto dipende dal Comando Scuole dell’Aeronautica Militare / 3^ Regione Aerea, con sede a Bari.

L’attuale Scuola Volontari dell’Aeronautica Militare (SVAM) rappresenta l’unico polo nazionale di formazione di base dei Militari di Truppa che scelgono di vestire l’uniforme azzurra il cui delicato compito è quello di formare il personale volontario che si immette per la prima volta in Forza Armata, con l’obiettivo di alimentare nei confronti dello stesso, una convinta ed etica partecipazione al servizio.

Presso la SVAM si svolgono i corsi per Volontari in Ferma Prefissata Iniziale (VFI), Volontari in Ferma Temporanea (VFT) e Volontari in Servizio Permanente Effettivo (VSP). I primi (VFI) sono destinati al personale proveniente dalla vita civile che a Taranto riceve la preparazione militare di base per il successivo impiego presso i reparti operativi della Forza Armata. Il Corso VFT, invece, permette agli allievi che hanno già trascorso 3 anni di servizio di approfondire le proprie conoscenze per poi transitare nei ruoli del Servizio Permanente Effettivo (VSP) dove acquisiscono maggiore esperienza e perfezionano le proprie competenze.

L’idroscalo di Taranto è ubicato sul secondo seno del Mar Piccolo (seno grande) e fu realizzato dalla Regia Marina Militare negli anni 1914-15 come Stazione di Idrovolanti e come Scuola di Osservazione Aerea per gli ufficiali; nel 1919 l’idroscalo divenne sede del Comando del Basso Adriatico e dello Jonio e nel 1923, anno della costituzione dell’Aeronautica Militare, fu assegnato alla Regia Aeronautica ed intitolato al TV Luigi Bologna, deceduto durante un incidente di volo. Nel 1925 accolse il comandante Francesco De Pinedo al suo rientro dalla crociera solitaria verso Tokio e l’Australia dopo un volo di 55.000 Km mentre nel 1929 costituì la base di partenza e di rientro per la trasvolata in formazione di diversi idrovolanti S55 verso Odessa di Italo Balbo. La sede del Comando dell’idroscalo fu allocata nel Palazzo Brasini, dal nome dell’architetto, che lo progettò nel 1918, il Palazzo fu anche sede del Circolo e di Alloggi per Ufficiali ed ha ospitato molti personaggi storici tra i quali lo stesso De Pinedo ed Italo Balbo. Nel 1943, dopo la firma dell’armistizio, la Regia Aeronautica scelse Taranto quale sede operativa di tutti gli idrovolanti italiani fino al 1959 quando l’idroscalo tarantino terminava la sua funzione per divenire Scuola Specialisti dell’Aeronautica Militare.

Dal 1977, quando la Scuola Specialisti venne trasferita a Caserta, la base venne trasformata in Scuola Addestramento Reclute (SARAM) sino all’anno di fine della leva obbligatoria nel 2004 per poi ospitare prima la Scuola Volontari di Truppa AM (SVTAM) e successivamente, dal giugno del 2018, l’attuale Scuola Volontari dell’Aeronautica Militare.

L’intervista

Un grande passato ed un fervente futuro per la SVAM – Scuola Volontari dell’Aeronautica Militare

Il Dott. Giancarlo Sacrestano, Socio della Sezione di Brindisi dell’Associazione Arma Aeronautica – Aviatori d’Italia, incontra il Comandante, Col. Claudio Castellano, nei suoi uffici.

D. Il quesito che mi scatta immediatamente nella mente è il fatto che, partendo dalle esigenze più storiche della nostra realtà pugliese, siamo intorno alla nascita della Prima Guerra Mondiale quando Taranto e Brindisi diventarono anche sedi di due importantissimi idroscali e, nessuno se ne accorge, ma la guerra che è scoppiata trova proprio nelle due città meridionali il fermento più attivo nell’ambito di un’Arma che ancora deve nascere e che, gemmata dalla Regia Marina, diventando strumento per la pace che la guerra dovrà portare. A Taranto nasce l’Idroscalo, ne vogliamo parlare un po’?

R. Sì, la nascita dell’Aeronautica va di pari passo con l’arrivo di questo nuovo strumento e mezzo tecnologico: l’aereo. Tra i primi velivoli vi è proprio l’idrovolante perché l’Italia è circondata dal mare e quindi è come avere una pista dove poter decollare e atterrare dovunque; in questo periodo, dato che le coste da controllare erano tante e, il confronto lungo l’Adriatico con gli austro ungarici diventava impegnativo per la Regia Marina e il Regio Esercito, nasce l’esigenza di creare una forza armata proprio dedicata all’utilizzo di questo nuovo mezzo.

Quando l’Italia realizza i primi aerei è necessario creare un’organizzazione intorno a questo nascente sistema di uomini, di mezzi e di nuove professionalità ed è per questo che tutti i campi volo del Regio Esercito e tutti gli Idroscali della Regia Marina transitano in questa nuova forza armata che è la Regia Aeronautica.

Probabilmente la particolarità di Taranto e della Puglia in generale ha giocato e, ancora gioca, un ruolo fondamentale. Non è un caso che i due aeroporti di Taranto e Brindisi, ex idroscali, sono diventati successivamente la sede di NSPA a Taranto – il polo logistico più importante della NATO – e, a Brindisi, la sede del polo logistico più importante dell’ONU. Tutto ciò proprio a dimostrazione della particolare posizione strategica e della conformazione orografica della Puglia nel centro del Mediterraneo, ragioni per le quali prima l’Italia, e poi queste organizzazioni internazionali, non potevano evitare di sfruttarne le potenzialità strategiche.

Ora l’idrovolante è ormai tramontato ma la scuola insiste ancora sul vecchio Idroscalo e tolta qualche gru, tolto qualche scivolo, è ancora tutto qui. Quindi, in occasione di questo centenario, oltre a rimarcare questa nuova missione della sede dedicata alla formazione degli avieri è anche quello di rammentare la storia e descrivere la trasformazione che è avvenuta su Taranto, una delle poche sedi che può vantare 100 anni ininterrotti di vita aeronautica.

D. Una cosa che capita spesso nel trattare gli argomenti storici è che i luoghi della storia si incontrino. Il parallelismo o il gemellaggio con la realtà di Brindisi mi viene quasi automatico.

Mentre Lei, giustamente, stava facendo riferimento alla durata della permanenza dell’Aeronautica su Taranto riflettevo che anche a Brindisi abbiamo vissuto qualche piccola esperienza di Idrovolanti.

Va’ detto che gli anni passano, entra in vita la Regia Aeronautica, ma Taranto comunque resta punto cardine dell’attività aeronautica. Cosa ne pensa?

R. Assolutamente sì, Taranto diventa la sede del Comando dello Ionio e Basso Adriatico. Un comando all’epoca importante per le operazioni, soprattutto di ricognizione – la cosiddetta ricognizione aerea lontana – anche perché non dobbiamo dimenticare che, a quei tempi, l’ “Osservatore aereo” era la figura che veramente studiava e conosceva gli obiettivi del volare perché doveva essere bravo a riconoscere i mezzi e a navigare, un lavoro molto più importante e complesso del semplice pilotare.

Oggi invece il pilota fa un po’ tutto ed è in grado, anche grazie ai sistemi moderni, di fare ricognizioni, scattare foto, effettuare tutta una serie di missioni sfruttando anche un’avionica evoluta, mentre un tempo il valore aggiunto nella missione, era data proprio dal ruolo di “osservatore aereo” tant’è che i migliori piloti del passato possedevano anche tale brevetto.

Qui a Taranto c’è stata anche la sede della Scuola di Osservazione Aerea, precedentemente in seno alla Regia Marina, una scuola che negli anni successivi andrà a confluire a Guidonia per costituire, dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Scuola di Aerocooperazione.

L’Idroscalo tarantino ha visto quindi tutta l’attività operativa degli idrovolanti, poi una parte formativa pregiata costituita dalla Scuola di Osservazione Aerea e una parte anche manutentiva importante con gli specialisti che intervenivano sulla riparazione degli idrovolanti; nel tempo poi si è passati ad una vocazione formativa indirizzata agli specialisti e alla leva obbligatoria fino a giungere ai Graduati professionisti dei giorni nostri.

D. Quella che può apparire un’ingerenza impropria, ha fatto riferimento a Guidonia e siamo reduci da un recentissimo incidente aereo che ci ha mortificati innanzitutto, ma da cui sorge spontanea una rilevanza sociale e culturale che fa primeggiare i piloti, ancora una volta, nella loro formazione di base, quasi nel DNA, di salvare vite umane. E, in questo caso, i due piloti hanno dato il massimo della loro esistenza per salvare i civili che potevano essere coinvolti.

Il lavoro della formazione collide, in alcune circostanze, con i momenti più drammatici dell’esistenza di un di un aviatore, qual è il suo pensiero?

R. Purtroppo si tratta di momenti molto forti, difficili, dove l’abitudine a essere dei professionisti mette in secondo piano anche il valore più prezioso che abbiamo, che è la nostra vita, e per questo è necessario decidere istantaneamente quella che è la soluzione migliore sempre con l’obiettivo di garantire l’incolumità dei cittadini.

D. Ritorniamo alla storia. Mi viene alla mente la prima nave, volgarmente la battezziamo “portaerei”. Portava degli idrovolanti, per cui siamo ancora nella Prima Guerra Mondiale, credo che la nave si chiamasse “Europa” ed era dotata di idrovolanti appoggiati sul ponte che venivano calati con delle piccole gru e da qui poi decollavano secondo un criterio arcaico.

In quella circostanza, abbiamo visto che la formazione del pilota era tutta in divenire, da costruire e, quindi, il passaggio lo faccio in questi termini: uno degli eroi di quel tempo, Umberto Maddalena, proprio da Brindisi, il 2 agosto del 1926, decollava per fare il primo viaggio intercontinentale da Brindisi sino a Costantinopoli. Lì si capisce che l’idrovolante ha una potenza espressiva tutta da rappresentare, tanto che arriveranno dopo qualche anno anche i grandi voli transoceanici con Italo Balbo.

E quindi ritorniamo a Taranto, come si innesta in questa fase di crescita verso la Seconda guerra mondiale?

R. In quegli anni, una delle cose più importanti è stata sicuramente il transito verso Est dell’interesse strategico italiano, con l’intento di voler esportare il made in Italy ed il “know how” non per fini bellici ma per fini civili e quindi far valere le capacità italiane dimostrando imprese eroiche che erano impensabili in quegli anni.

Vi era inoltre l’intento di promuovere anche i prodotti della nascente industria italiana e quello di legare commerci e servizi verso questi Paesi e da questi Paesi verso l’Italia per promuovere l’italianità nel mondo insieme alle bellezze italiane e alla sua industria.

In tale contesto mentre Brindisi ha avuto una vocazione più commerciale perché ancora più vicina all’Adriatico, Taranto ha giocato un ruolo militare importante divenendo protagonista della Pearl Harbour italiana – “la cosiddetta notte di Taranto” – che, come molti dicono, ha deciso le sorti del conflitto.

D. La dinamica aeroportuale del territorio salentino si arricchisce: siamo agli albori nuovi, dirompenti, c’è un’idea di fondo di italianità che sta crescendo e si sta sviluppando in diversi campi e noi ci ritroviamo, sulla direttrice tra Brindisi e Taranto, alcune identità aeroportuali nuove.

Voglio partire da Leverano per arrivare a San Pancrazio Salentino, a Grottaglie e poi passando tra Oria e Manduria fino ad arrivare a Brindisi e all’importante scuola di volo di Galatina. E poi qui il campo terrestre in riva al mare, dove si ha il connubio tra l’attività dell’ex Idroscalo e la nuova attività aeroportuale dell’Aeronautica Militare.

Come si inserisce la realtà di Taranto in questo scenario?

R. Taranto ha avuto un grosso cambio di ruolo dopo che gli ultimi idrovolanti sono stati dismessi e si è affacciata la necessità di formare innanzitutto gli specialisti e poi la leva. Non avendo più il mezzo, ma avendo impianti, strutture tecniche per poter fare manutenzioni ed avendo anche una scuola – quella di aerocooperazione che nel frattempo si era ricollocata su Guidonia – si è dovuti transitare alla formazione di specialisti che dovevano diventare sempre più esperti nelle manutenzioni su aerei sempre più complessi. Dobbiamo immaginare che i primi aerei erano di legno e tela e pian piano si è passati a macchine con numerosi pistoni, numerosi cavalli, molto più ingombranti e più performanti.

Si trattava di macchine che andavano a velocità importanti e quindi gli uomini che ci lavoravano erano non dico meccanici da Formula uno, ma quasi; era necessario fare una formazione molto più intensa, specialistica, anche perché si allargava il ventaglio delle strumentazioni di bordo. Gli aerei incominciavano a dotarsi di strumenti fondamentali per il pilota quali radar e apparati di telecomunicazione sempre più sofisticati, quindi nacquero pure specialità nuove e percorsi di studio nuovi che determinarono un fermento importante per la Forza Armata. Poi, nel 1977 la Scuola Specialisti viene sostituita dalla Scuola Addestramento Reclute AM (SARAM) per la formazione di personale di leva e quindi tutte le risorse vengono dirottate verso la formazione dei giovani allievi che nel giro di un mese, un mese e mezzo, in migliaia per blocco – quindi parliamo di decine di migliaia in un anno – venivano formati e poi assegnati ai vari reparti; la Scuola quindi, diventava una specie di catena di montaggio per la formazione degli avieri. Dal 2004, è entrata questa figura del volontario che ha rivoluzionato la difesa, una rivoluzione che oggi stiamo comprendendo in maniera corretta. Quando siamo passati dalla leva ai professionisti, l’Aeronautica era un’organizzazione nella quale le persone più specializzate erano i marescialli che costituivano, da un punto di vista professionale e numerico, i pilastri dell’Aeronautica degli anni 2000. Negli ultimi tempi invece la figura del graduato è diventata sempre più importante e per tale motivo Taranto sta giocando un ruolo determinante per la rivoluzione ordinativa del personale della Forza Armata.

Mentre le percentuali di avieri, di graduati e di sergenti in passato erano veramente limitate per il futuro è previsto un forte incremento e, quindi, l’output di questa scuola, non solo dovrà rimanere quello attuale, ma dovrà probabilmente incrementare e ciò significa che la scuola dovrà essere gradualmente ristrutturata e potenziata ed il metodo formativo dovrà essere rivisto ed adattato in funzione alle esigenze della Forza Armata.

Al giorno d’oggi ritengo sia necessario avere un approccio più sistemico al tipo di lavoro che si fa, perché tutte le professionalità che ruotano intorno al mezzo aereo sono fondamentali. In un aeroporto, ad esempio, risultano indispensabili la manutenzione, i servizi della torre di controllo, gli antincendio, il personale che si occupa della gestione logistica, di carburante, di ossigeno, ecc. e, di conseguenza, gli iter formativi di tutte le professionalità devono essere orientati verso la capacità di far esprimere un aereo in volo. Poi, c’è un altro aspetto che non può essere considerato secondario, ovvero quello etico ed umano.

Quando si parla di formazione si pensa alle competenze tecniche ma non bisogna dimenticare anche l’importanza di quelle etiche, umane e relazionali; il valore del sacrificio, della morale e dello spirito di corpo fanno la differenza ed iniziano a fiorire proprio negli istituti di formazione come il nostro, dove i ragazzi condividono esperienze nuove vivendo in comunità, sperimentando e aiutandosi reciprocamente nelle difficoltà di ogni giorno.

In tal senso Taranto sta diventando un sito dove si possono coltivare anche queste competenze umane, come ad esempio la leadership, che deve essere una qualità diffusa in tutti gli uomini di un’organizzazione, dal primo all’ultimo.

Inoltre a breve l’Idroscalo avrà anche una nuova vocazione quale Organo di Protezione Sociale che, collocato in un’area naturalistica e marina bellissima, può essere luogo d’incontro, di sport nautici e di sostenibilità ambientale e rendersi promotore capace di realizzare e supportare iniziative sportive, culturali e sociali a beneficio di tutta la collettività tarantina.

D. L’Italia sta cambiando, dopo le celebrazioni del I secolo dell’Arma Azzurra stiamo per immergerci nel II secolo dell’Aeronautica Militare, come vede il futuro?

R. Bella domanda, il futuro per Taranto è sicuramente molto sfidante. In questi luoghi dove oggi sorge la Scuola il famosissimo Archita ha iniziato a sperimentare il volo con la celebre “colomba di Archita” e qui vicino, a Grottaglie sta nascendo il primo “spazioporto” italiano, quindi in questi luoghi possiamo scorgere il passato degli idrovolanti e il futuro delle navicelle spaziali, tutto nei contorni di un piccolo bacino acqueo che è il Mar Piccolo dove, secondo me, la Scuola Volontari diventerà sempre più importante per l’Aeronautica Militare.

Non a caso, quando penso alla nostra realtà mi viene in mente un parallelismo tra la figura dell’aviere e quella di “Atlante” perché, così come questo Dio greco (e qui siamo proprio nel cuore della Magna Grecia) sosteneva la volta celeste; sono convinto che il ruolo dei Graduati e di questa Scuola diventerà sempre più evidente per il futuro perché qui si formeranno i “pilastri” che dovranno sostenere l’Aeronautica Militare del prossimo secolo.

Michelangelo Milazzo

Giornalista professionista

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